Supply Chain Sostenibile: la guida pratica per aziende nel 2025

La supply chain sostenibile rappresenta oggi una necessità strategica, non più una semplice opzione per le aziende italiane. Infatti, secondo recenti studi, le catene di approvvigionamento generano fino all'80% dell'impronta ambientale complessiva di un'organizzazione, costituendo un'area critica per l'intervento aziendale.
Nel contesto economico del 2025, adottare una supply chain sostenibile significa ottenere vantaggi competitivi concreti, dalla riduzione dei costi operativi al miglioramento della reputazione aziendale. Inoltre, le normative europee stanno diventando sempre più stringenti, rendendo essenziale l'implementazione di pratiche sostenibili lungo tutta la catena del valore. Di conseguenza, le aziende devono essere preparate a trasformare le proprie operazioni per rispondere a queste sfide.
Questa guida pratica esplorerà tutti gli aspetti fondamentali per implementare una supply chain sostenibile nel 2025: dalla definizione operativa dei criteri ESG, agli strumenti digitali per la tracciabilità, fino alle metriche chiave per misurare il successo delle iniziative. In particolare, analizzeremo casi studio concreti di aziende che hanno già ottenuto risultati significativi, fornendo spunti applicabili alle diverse realtà aziendali italiane.
Definizione operativa di supply chain sostenibile nel 2025
Nel panorama aziendale del 2025, una supply chain sostenibile si configura come una rete di fornitori, produttori e distributori che operano con l'obiettivo di minimizzare l'impatto ambientale, sociale ed economico durante tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto. Questa moderna catena di fornitura integra pienamente pratiche etiche e rispettose dell'ambiente in un modello di business competitivo e di successo.
Criteri ESG applicati alla catena di fornitura
I criteri ESG (Environmental, Social, Governance) costituiscono la base per analizzare l'attività dei soggetti aziendali sotto il profilo ambientale, sociale e di buona governance. Nel 2025, tali criteri sono diventati fondamentali nella gestione delle catene di approvvigionamento per vari motivi:
Innanzitutto, il nuovo quadro legislativo europeo ha accelerato questo processo. Il recepimento della Direttiva CSRD (2022/2464) in Italia introduce obblighi di rendicontazione sul processo di dovuta diligenza attuato dall'impresa in materia di sostenibilità, mentre la Direttiva CS3D (2024/1760) impone obblighi di due diligence sulla filiera per determinate categorie di aziende.
In questo contesto, il Global Compact delle Nazioni Unite ha fissato 10 criteri con cui misurare la sostenibilità delle supply chain, toccando aree quali la responsabilità ambientale, le condizioni dei lavoratori, i diritti umani e la corruzione. Questi principi si basano sulla consapevolezza che pratiche socialmente responsabili favoriscono non solo le persone e il pianeta, ma anche la competitività e la redditività a lungo termine.
Differenze tra sostenibilità ambientale, sociale ed economica
La gestione sostenibile della supply chain si articola in tre dimensioni fondamentali:
Sostenibilità ambientale: Include pratiche che riducono l'impatto ecologico, come l'ottimizzazione dell'uso delle risorse naturali, la riduzione delle emissioni di carbonio e l'implementazione di un'economia circolare. In una supply chain verde, si integrano principi di responsabilità ambientale dalla progettazione del prodotto all'approvvigionamento dei materiali, dalla produzione alla logistica, fino alla gestione del fine vita.
Sostenibilità sociale: Si concentra sul garantire condizioni di lavoro dignitose, rispetto dei diritti umani e inclusione lungo tutta la catena del valore. Comprende aspetti come salari equi, sicurezza sul lavoro, diversità e inclusione, e impegno verso le comunità locali. Per esempio, il concetto di "living wage" (salario vitale) è considerato uno standard minimo per assicurare che i lavoratori abbiano risorse sufficienti per necessità basilari.
Sostenibilità economica: Riguarda la gestione degli obblighi finanziari verso gli stakeholder economici, inclusi clienti, fornitori e altri partner della supply chain. Implica negoziare accordi equi, mantenere promesse finanziarie e garantire la resilienza del business, bilanciando responsabilità sociale e ambientale con la redditività.
Ruolo della supply chain nelle emissioni Scope 3
Le emissioni Scope 3 rappresentano una componente cruciale nella valutazione della sostenibilità della supply chain. Si tratta di emissioni indirette di gas serra generate da operazioni di business da fonti non direttamente possedute o controllate dall'organizzazione.
Secondo uno studio del Carbon Disclosure Project del 2022, per le aziende che rendicontano secondo il CDP, le emissioni della supply chain costituiscono il principale contributore alle emissioni di gas serra, rappresentando in media 11,4 volte più emissioni rispetto a quelle operative. Infatti, per molte organizzazioni, queste emissioni possono superare il 70% del totale delle emissioni di gas serra.
Le emissioni Scope 3 sono suddivise in 15 categorie, organizzate in due tipologie: emissioni a monte o a valle nella catena del valore. A differenza delle emissioni Scope 1 e 2, che sono più facili da calcolare, le Scope 3 presentano maggiori difficoltà di misurazione e gestione a causa della loro natura indiretta e della complessità nel raccogliere dati lungo tutta la catena di valore.
Nonostante queste sfide, affrontare le emissioni Scope 3 è fondamentale per le aziende che vogliono migliorare realmente la loro sostenibilità e rispondere alle crescenti pressioni normative e degli stakeholder.
Materiali e metodi per implementare una supply chain sostenibile
L'implementazione di una supply chain sostenibile richiede un approccio metodico e strumenti specifici che permettano alle aziende di controllare l'intera catena del valore. Questo processo, anziché rappresentare un costo aggiuntivo, costituisce un'opportunità strategica per migliorare l'efficienza operativa riducendo al contempo l'impatto ambientale e sociale.
Mappatura upstream e downstream della catena
Per costruire una supply chain sostenibile, il primo passo fondamentale consiste nella mappatura completa della catena di approvvigionamento. Questo processo deve considerare sia la componente upstream (a monte) che quella downstream (a valle).
La parte upstream comprende tutte le attività correlate ai fornitori dell'organizzazione: dalla selezione dei fornitori all'approvvigionamento delle materie prime, fino alla gestione dell'inventario. Una struttura upstream ben progettata garantisce un flusso di produzione stabile ed efficiente, oltre a relazioni solide con i fornitori, particolarmente importanti durante periodi di domanda fluttuante.
La componente downstream, invece, include tutte le attività post-produzione: distribuzione, gestione degli ordini e logistica dell'ultimo miglio. Questa parte della catena si concentra sulla consegna puntuale dei prodotti finiti al cliente finale, ottimizzando i tempi di consegna e massimizzando il tasso di evasione degli ordini.
Entrambe le parti della supply chain sono interconnesse attraverso tre flussi principali:
- Il flusso di materiali
- Il flusso economico (che generalmente si muove da downstream a upstream)
- Il flusso di informazioni (cruciale per la performance complessiva)
Valutazione dei fornitori tramite scorecard ESG
La scelta di fornitori che operano in modo sostenibile rappresenta una decisione non solo etica ma anche strategica. Un fornitore che adotta pratiche responsabili aiuta l'azienda a ridurre i rischi associati a problematiche ambientali e sociali, migliorare l'immagine aziendale e rispettare le normative sempre più stringenti in materia di sostenibilità.
La valutazione ESG dei fornitori viene generalmente condotta analizzando quattro macroaree:
- Environment: impatto ambientale, misure contro il cambiamento climatico, riduzione dell'impronta carbonica
- Social: condizioni lavorative, salari equi, sicurezza, diversità e pari opportunità
- Governance: struttura dirigenziale, politiche fiscali, misure anticorruzione, etica aziendale
- Supply Chain: prassi adottate nella propria catena di fornitura
Questa valutazione viene realizzata principalmente attraverso questionari che i fornitori devono compilare, allegando certificazioni e documenti ufficiali. I dati raccolti possono essere integrati con report di audit e altre informazioni pubblicamente disponibili sulla sostenibilità del fornitore.
Le aziende possono implementare questa valutazione in due modi: conducendola autonomamente, ottenendo così una maggiore personalizzazione, oppure avvalendosi di ESG information provider, che forniscono una valutazione certificata senza necessità di investire in sistemi interni.
Strumenti digitali per la tracciabilità: blockchain e IoT
Nell'era digitale, tecnologie innovative come blockchain e Internet of Things (IoT) stanno rivoluzionando la gestione della supply chain sostenibile, rendendo più efficace la tracciabilità e la trasparenza.
La blockchain, tecnologia decentralizzata, consente di tracciare con massima trasparenza prodotti e materiali durante l'intero ciclo di vita. Grazie alla sua natura immutabile, permette di memorizzare dati in modo sicuro e verificabile, creando un registro permanente delle transazioni. Questo garantisce l'autenticità delle informazioni relative alla provenienza dei prodotti, aumentando la fiducia dei consumatori e riducendo il rischio di frodi.
Parallelamente, l'IoT offre soluzioni concrete per la sostenibilità attraverso sensori posizionati lungo la catena di approvvigionamento. Questi dispositivi raccolgono dati in tempo reale su diversi parametri, come temperatura, umidità, posizione e consumo energetico. Le informazioni raccolte vengono poi trasmesse, organizzate e "notarizzate" nella blockchain, dove restano immutabili ma condivisibili.
L'integrazione di queste tecnologie permette di creare dashboard KPI per monitorare metriche aziendali relative alla sostenibilità, facilitando decisioni informate e tempestive. Inoltre, l'automazione dei processi di audit e monitoraggio riduce gli errori e migliora la qualità delle informazioni ottenute, consentendo interventi rapidi in caso di non conformità.
Metriche e benchmark per la sostenibilità della supply chain
Misurare l'efficacia delle iniziative sostenibili richiede un sistema di metriche ben definito. Secondo recenti studi, il monitoraggio sistematico dei KPI di sostenibilità permette alle aziende di identificare con precisione le aree di miglioramento e prendere decisioni basate su dati concreti.
KPI ambientali: CO2, consumo energetico, rifiuti
La Carbon Footprint è diventata un indicatore universalmente riconosciuto per misurare le emissioni di gas serra associate alle attività aziendali. Nel settore dei trasporti e della logistica, questo aspetto è particolarmente rilevante, considerando che in Italia il settore rappresenta circa il 25% delle emissioni totali (418 Mt CO2e), di cui il 92% imputabili al trasporto stradale.
Altri indicatori ambientali essenziali includono:
- Consumo energetico per area funzionale (uffici, magazzini, trasporto)
- Intensità di emissioni per tipologia di servizio
- Quantità di rifiuti prodotti e percentuale di materiali riciclati
L'efficienza energetica costituisce il primo pilastro per ridurre l'impronta carbonica, ottenibile attraverso tecnologie a basso consumo, ottimizzazione dei processi e sensibilizzazione dei dipendenti.
KPI sociali: condizioni di lavoro e diversità
I KPI sociali valutano le politiche aziendali riguardanti dipendenti, fornitori e comunità locali. Questi indicatori esaminano aspetti come la diversità e l'inclusione, la sicurezza sul lavoro, la salute e il benessere dei lavoratori.
L'implementazione efficace di politiche di Inclusione, Equità e Diversità (IE&D) porta vantaggi significativi: il 73% dei manager della supply chain ritiene che le loro aziende superino le concorrenti quando questi valori sono implementati efficacemente. Inoltre, oltre tre quarti dei professionisti HR in aziende con forti pratiche IE&D riportano bassi tassi di turnover e maggiore soddisfazione dei dipendenti.
KPI economici: efficienza operativa e costi evitati
I KPI economici misurano l'efficienza operativa e i costi evitati grazie all'adozione di pratiche sostenibili. Tra questi:
- Perfect Order Rate (POR): percentuale di ordini consegnati senza errori
- On-Time Delivery (OTD): percentuale di ordini consegnati entro la data concordata
- Cash-to-Cash Cycle Time: tempo necessario per convertire l'investimento in magazzino in contanti
Accenture ha rilevato che i margini operativi medi delle aziende con rating di performance ESG elevati sono 3,7 volte superiori a quelli delle società con performance ESG inferiori, mentre gli azionisti ricevono rendimenti annuali totali 2,6 volte più elevati.
Pertanto, per implementare un efficace sistema di misurazione, è necessario: definire gli obiettivi strategici, scegliere KPI smart che rispondano agli obiettivi aziendali, monitorare costantemente i dati e saperli interpretare correttamente. Questo permette non solo di migliorare la sostenibilità della supply chain, ma anche di ottenere un vantaggio competitivo significativo nel mercato attuale.
Risultati e discussione: impatti misurabili e vantaggi competitivi
Riduzione media delle emissioni tramite ottimizzazione logistica
L'ottimizzazione della logistica rappresenta un'area cruciale per la riduzione delle emissioni. In Italia, i consumi energetici sono responsabili di oltre l'80% delle emissioni di gas serra complessive. Particolarmente rilevante è il settore del trasporto, che deve ridurre le proprie emissioni dagli attuali 418 ai 232 milioni di tonnellate di CO2 equivalente entro il 2030.
L'implementazione di sistemi avanzati come i Warehouse Management Systems (WMS) e Transportation Management Systems (TMS) produce risultati concreti. Infatti, i software TMS possono generare risparmi immediati che oscillano tra il 15% per i costi annuali di trasporto e il 30% per la gestione del personale. Inoltre, l'ottimizzazione degli ordini e dell'assortimento può evitare che migliaia di tonnellate di scorte finiscano in discarica.
Effetti sulla reputazione e sul punteggio ESG
Le aziende con elevati punteggi ESG godono di vantaggi competitivi significativi. Secondo studi recenti, le organizzazioni con rating di performance ESG superiori ottengono margini operativi 3,7 volte maggiori rispetto a quelle con performance inferiori. Parallelamente, i loro azionisti ricevono rendimenti annuali 2,6 volte più elevati.
Sul fronte commerciale, il 30% dei consumatori preferisce acquistare da marchi con valori etici, mentre il 28% ha completamente smesso di acquistare da aziende su cui nutre dubbi etici. Pertanto, l'implementazione di pratiche sostenibili lungo la supply chain non è solo una questione ambientale, ma anche una strategia di business essenziale.
Limitazioni e barriere all’adozione della sostenibilità
Nonostante i numerosi vantaggi, l'implementazione di una supply chain sostenibile presenta sfide significative che le aziende devono affrontare con strategie mirate.
Difficoltà di raccolta dati lungo la catena
La frammentazione delle informazioni rappresenta uno degli ostacoli principali nella gestione sostenibile della supply chain. Molte organizzazioni faticano a ottenere dati completi dai propri partner commerciali, soprattutto quelli di secondo e terzo livello. Secondo recenti ricerche, solo il 36% delle aziende riesce a tracciare efficacemente le pratiche sostenibili oltre i fornitori diretti.
Inoltre, l'eterogeneità dei sistemi informativi lungo la catena di approvvigionamento complica ulteriormente questo processo. Spesso i dati sono archiviati in formati diversi, rendendo difficile l'integrazione e l'analisi comparativa. Pertanto, le aziende necessitano di piattaforme standardizzate per la raccolta e l'elaborazione di informazioni sulla sostenibilità.
Resistenza dei fornitori a basso impatto tecnologico
Molti fornitori, specialmente piccole e medie imprese con limitata alfabetizzazione digitale, mostrano resistenza all'adozione di nuove tecnologie. Questa situazione è particolarmente evidente nei mercati emergenti, dove il 62% dei fornitori non dispone delle competenze tecniche necessarie per implementare soluzioni di tracciabilità avanzate.
Di conseguenza, le aziende devono investire nella formazione dei fornitori e creare incentivi che rendano vantaggiosa l'adozione di pratiche sostenibili. Strategie collaborative, anziché impositive, risultano più efficaci nel lungo termine.
Costi iniziali e ritorno sull'investimento nel medio termine
L'adozione di una supply chain sostenibile richiede investimenti significativi iniziali, che possono rappresentare una barriera considerevole. I costi di implementazione includono:
- Aggiornamento delle infrastrutture tecnologiche
- Formazione del personale
- Certificazioni e adeguamenti normativi
Tuttavia, il ritorno sull'investimento diventa positivo nel medio termine, tipicamente in 2-3 anni. Le aziende che hanno implementato sistemi di supply chain sostenibile hanno registrato risparmi operativi del 15-25% entro il terzo anno, principalmente grazie all'ottimizzazione dei processi e alla riduzione degli sprechi.
Conclusione
La supply chain sostenibile rappresenta, senza dubbio, uno degli elementi più strategici per la competitività aziendale nel 2025. Attraverso questa guida, abbiamo esaminato come l'integrazione dei principi ESG nell'intera catena di approvvigionamento non costituisca semplicemente un obbligo normativo, ma piuttosto un'opportunità concreta di crescita e innovazione.
Prima di tutto, abbiamo constatato che una gestione responsabile della supply chain può ridurre significativamente l'impronta ambientale complessiva dell'organizzazione, considerando che fino all'80% delle emissioni aziendali deriva proprio da queste attività. Inoltre, l'implementazione di strumenti digitali avanzati come blockchain e IoT sta rivoluzionando la tracciabilità e la trasparenza, elementi fondamentali per una gestione veramente sostenibile.
Nonostante le sfide iniziali, come la raccolta dati frammentata e i costi di implementazione, il ritorno sull'investimento diventa generalmente positivo entro 2-3 anni. I dati presentati evidenziano che le aziende con elevati punteggi ESG ottengono margini operativi fino a 3,7 volte superiori rispetto alle concorrenti.
Al fine di superare le barriere all'adozione, risulta essenziale adottare un approccio graduale e collaborativo, coinvolgendo attivamente tutti gli stakeholder della filiera. Le metriche di sostenibilità, quindi, devono essere integrate nei processi decisionali quotidiani, utilizzando KPI specifici per monitorare i progressi nelle dimensioni ambientale, sociale ed economica.
In definitiva, la trasformazione verso una supply chain sostenibile non rappresenta più un'opzione, ma una necessità strategica per le aziende che desiderano prosperare nell'economia del futuro. Il percorso può risultare complesso, certamente, ma i benefici a lungo termine — dalla riduzione dell'impatto ambientale all'incremento della competitività — rendono questo investimento non solo eticamente corretto, ma anche economicamente vantaggioso.

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